for english version, click here
Nel 1977 iniziai a raccogliere parole resiane perché, come presidente del coro Monte Canin Val Resia, mi ero assunto il compito di trascrivere i testi dei canti che, in quel periodo, cominciavano a costituire il repertorio del gruppo.
La difficoltà di recuperare la terminologia esatta, spesso alterata dalle registrazioni tramandate, mi portò spesso a dover verificare sul territorio, attraverso il confronto attuato soprattutto con interviste a persone anziane della valle che avessero memorie dell’argomento trattato.
Mai avrei immaginato quanto impegno richiedesse quel lavoro. Sicuramente non avrei mai iniziato.
Nel tempo aumentavano i fogli sparsi su cui continuavo a prendere appunti e annotazioni. Era dunque necessario por ordine, controllare, trascrivere.
Il primo ostacolo era rappresentato dalla grafia, problema che, fino a quel momento pochi si erano posti, dato che la trasmissione della cultura resiana era sostanzialmente orale. Adattai i segni alle conoscenze grafiche (italiane) della popolazione sforzandomi di trascrivere i fonemi il più fedelmente possibile. Riscontrai che la lettura risultava comprensibile e soprattutto fedele anche a chi non aveva dimestichezza con l’alfabeto sloveno, che la parlata resiana richiederebbe, ma che non sempre permette un’esatta, esaustiva realizzazione fonetica.
Sono circa 6.500 i vocaboli resiani che compongono questo lavoro
Accanto a un gran numero di parole ancora comunemente usate, vi sono anche voci antiche presenti in documenti dei secoli scorsi, vocaboli desueti ma che potrebbero essere ripresi, come per alcuni appunto è avvenuto, in scritti più recenti.
Sempre più abbondanti sono i neologismi richiesti dal linguaggio della politica, della scienza, della tecnica, dell’economia, della vita sociale attuale e adattati alla parlata resiana.
L’aspetto più delicato è rappresentato dalla traduzione che non sempre facilmente e meccanicamente rispecchia il concetto resiano e le conoscenze degli stessi valligiani. La lingua resiana, arcaica e ricca contiene vocaboli belli, onomatopeici, efficaci ad esprimere il corrispondente concetto, ma non sempre tali parole sono note e, quand’anche fossero conosciute non sempre si ricordano al momento opportuno. Questo lavoro ha richiesto, infatti, una continua verifica sul campo e un frequente confronto di pareri e suggerimenti. Certamente non c’è la perfezione, ma chi si servirà di questa raccolta, confrontandola anche con i lavori di altri ricercatori, potrà comprendere l’impegno e la serietà che ha animato questa ricerca.
In una comunità piccola i nomi spesso sono uguali e risulta difficoltoso inquadrare la persona cui è rivolto il discorso. Ecco, quindi, che già in tempi remoti alle famiglie venivano attribuiti dei nomi aggiuntivi collegati molte volte al rango rivestito, all’attività, ai luoghi di provenienza, alle fantasie o a fatti accaduti. Molti di questi soprannomi, in seguito all’italianizzazione coatta, sono divenuti a loro volta cognomi.
Durante la ricerca e la trascrizione dei soprannomi resiani sono emerse spesso forme approssimative. Per comprendere il senso di appartenenza a una precisa famiglia è parso utile usare il morfema öu dell’aggettivo possessivo per tutte le voci raccolte.
Sono stati riportati, invece, soltanto i nomi propri di persona che si distanziano dall’italiano.
Spero di aver dato un contributo utile alla cultura cui appartengo che permetta una facile consultazione per chi parla ancora questa lingua e una base di partenza per gli studiosi della lingua resiana. È stato un impegno lungo e oneroso che ho portato avanti volentieri per amore delle mie origini, del mio mondo e dei miei cari.